La salute è un valore. La vita è un principio. Nessuno dei due può prescindere da una governance che trascuri apertamente l’etica.
La scienza viene spesso scambiata con lo scientismo. Questo diventa un problema quando si dimentica che esistono un’etica ed una morale…

Tutto ciò che diviene possibile alla scienza, che giustamente avanza nelle sue scoperte, diviene automaticamente lecito a farsi? Dalla nascita della scienza moderna, risalente a Galileo Galilei (Pisa, 15 febbraio 1564 – Arcetri, 8 gennaio 1642), questa è una domanda che attraversa tutte le epoche. Ma dalle presunte torture fisiche subite dallo scienziato pisano a causa delle sue tesi sugli astri – nella realtà mai avvenute – all’eugenetica del secolo scorso, dove alle persone in carne ed ossa si preferiva l’avanzata della scienza, sono passati poco più di quattro secoli. Ed oggi, quali sono le prospettive su questo tema? Cure ormonali per “cambiare” sesso, embrioni umani in vitro, aborto podalico al nono mese di gravidanza, virus potenziati prodotti in laboratorio – senza bisogno di riferimenti al Sars-Cov-2 – oppure la quasi totale scomparsa di persone con la sindrome di Down. Infatti, la relazione “un cromosoma in meno” uguale una vita in meno sembra aver preso piede pressoché ovunque. L’O.M.S. stima che ogni anno siano 56 milioni gli aborti legali in tutto il mondo. Dunque, ogni anno, scompare dall’anagrafe del mondo all’incirca tutta la popolazione adulta dell’Italia. C’è chi sostiene che questo non sia un problema. Diventa difficile parlare di etica con quelli.
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