Dicembre 1914, sul Fronte Occidentale, nelle Fiandre, avviene qualcosa di straordinario. Quasi miracoloso.
Tratto da Helloworld.it
Ad agosto la Germania aveva dichiarato guerra alla Francia. Le truppe tedesche, per aggirare le difese francesi, avevano invaso il Belgio. Dopo l’offensiva tedesca, la controffensiva francese e la prima battaglia di Ypres la situazione bellica subisce un contraccolpo.
I soldati aspettano nuovi ordini nelle trincee. Si avvicina il Natale e sfogliando le fotografie, le lettere arrivate da casa, si lasciano andare alla nostalgia. Il 7 dicembre il Papa, Benedetto XV, era intervenuto in prima persona per denunciare gli orrori della guerra, invitando a una tregua per Natale. Ma nessuno dei Paesi in guerra aveva aderito.
Insieme a quelle del Papa c’erano state anche altre iniziative, come quelle delle suffragette inglesi che avevano firmato una lettera aperta alle donne di Germania e Austria, per far tornare a casa i proprio mariti, compagni, figli e fratelli.
La tregua nelle trincee
Nelle trincee piove da giorni, la neve diventa fango e i soldati, esausti, ne sono immersi. La sera del 24 dicembre, però, la pioggia smette. Un presagio.
Gli inglesi vedono nelle vicine trincee nemiche le punte dei piccoli abeti. Le candele che si accendono. Così come i tedeschi vedono gli addobbi degli inglesi. Da una parte e dall’altra si innalzano canti natalizi. Qualcuno prende in mano il coraggio e sfida i fucili dei nemici.
In segno di amicizia si sventola un fazzoletto bianco. Ci si scambiano regali. Si vuole condividere lo spirito natalizio, a così tanti chilometri da casa. Cioccolato, marmellate, sigarette, vino e altri piccoli doni.
Bruce Bairnsfather, comico e fumettista inglese, testimone diretto di quegli avvenimenti ricorda:
Non dimenticherò per niente al mondo quello strano e unico giorno di Natale.

Molti ne approfittano per seppellire i morti in battaglia e dare una degna fine anche a loro. Sommersi dalla neve.
Nonostante le differenze di lingua, culturali e di “fronte” i due schieramenti si riscoprono amici, esseri umani, anche soltanto per una notte. Si ride, si scherza, si brinda. Non si pensa più al passato o al futuro. Ciò che conta è adesso, e adesso è Natale (alcuni organizzano le tregue fino a Capodanno).
La reazione degli ufficiali e della stampa
La tregua, appena la notizia arriva agli alti comandi, viene subito censurata. La familiarizzazione con il nemico è punita con la pena di morte. Le autorità militari arrivano anche a negare che sia accaduta. Questo perché “avrebbe potuto favorire ‘la riflessione’ della popolazione sull’assurdità della guerra“.
Soltanto il 31 dicembre, si viene a sapere della tregua. A riportare per primo la notizia è il New York Times. Poi il Times di Londra e il Daily Mirror. La reazione dell’opinione pubblica è di forte biasimo davanti a quello che è accaduto in trincea.
Si ha paura che durante una di queste tregue i “nemici” abbiano sottratto notizie essenziali riguardanti le operazioni militari. Per questo l’alto comando decide di spedire a chilometri da lì i propri soldati che avevano partecipato alla tregua. Per rimetterli davanti a nemici senza faccia. Più facili da uccidere.

La tregua italiana
Negli anni successivi queste manifestazioni spontanee di tregue non si sono più ripetute con altrettanta spontaneità. Sul fronte italiano, però, nel dicembre del 1916 dobbiamo ricordare la tregua dei nostri soldati insieme agli austriaci, sui monti Kobilek e Zebio. I due schieramenti, proprio come nelle Fiandre, si sono scambiati doni e hanno bevuto insieme.
Se vuoi approfondire l’argomento ti consigliamo i libri: del giornalista Michael Jurgs, La piccola pace nella Grande Guerra. Fronte Occidentale 1914. Un Natale senza armi. La tregua di Natale del 1914, scritto da Antonio Besana. E La tregua di Natale di Ypres di Cataldo Bevacqua.
